“Le donne, per il loro ruolo di madri, hanno sviluppato un sistema immunitario più reattivo, proprio per proteggere il feto dagli attacchi dei patogeni. Tipicamente, nelle infezioni ma anche nelle risposte ai vaccini le donne hanno reazioni immunitarie più forti: nella vaccinazione contro l’influenza, per esempio, una donna potrebbe ottenere la stessa risposta immunitaria di un uomo con solo metà dose. La forte reattività del sistema immunitario femminile espone maggiormente le donne agli errori, soprattutto durante il periodo riproduttivo. Nel caso dei vaccini, dunque, le donne hanno risposte spesso caratterizzate da maggiore efficacia ma anche da maggiori effetti collaterali.” Con queste parole Antonella Viola spiega su La Stampa perché i vaccini sembrano funzionare in modo meno efficace con le donne.
“Nell’era della medicina di precisione o personalizzata, mentre si cerca di identificare il trattamento specifico per ogni paziente sulla base delle sue caratteristiche specifiche, paradossalmente si fa ancora fatica a capire che uomini e donne non sono uguali e che il genere ha un notevole impatto sulle patologie e sulla cura – aggiunge Viola -. Ancora oggi la maggior parte degli studi pre-clinici, quelli che si effettuano sugli animali, coinvolgono prevalentemente maschi, perché le femmine danno risposte più variabili e quindi complicano le analisi. E spesso anche negli studi clinici le donne sono poco rappresentate, con la conseguenza che si arriva nelle fasi più avanzate di sperimentazione senza dati solidi sull’efficacia o sugli effetti collaterali di un farmaco nella popolazione femminile.”