Le cellule staminali e le nanotecnologie stanno cambiando radicalmente la medicina: nei laboratori all'avanguardia di Hong Kong, gli scienziati della compagnia canadese Novoheart creano cuori bio-artificiali chiamati “cuori in un barattolo”. Partendo da soli 2,5 ml di sangue e attraverso un processo che dura sei mesi.
A capo del team c’è il professor Ronald Li, che grazie a questa tecnologia in grado di creare tessuti su cui testare gli effetti collaterali ritiene di poter accelerare il flusso di nuovi farmaci vitali: "Lo sviluppo è notoriamente lungo, costoso e inefficiente, in genere costa 2-3 miliardi di dollari e impiega più di 10 anni per sviluppare un singolo farmaco, con percentuali di fallimento inaccettabilmente alte del 90% o peggio".
Grazie a stampanti 3D specializzate, le aziende biotech stanno anche “stampando” tessuti viventi per produrre pelle per innesti o cartilagine per le articolazioni. “Nei prossimi 10-15 anni credo che vedremo i primi tessuti 3D contenenti cellule che sono approvati per l'uso come terapie impiantabili", afferma Tamer Mohamed, amministratore delegato di Aspect Biosystems.
Ma la nuova frontiera è rappresentata dai “nanobot”, minuscole bio-macchine programmabili a base di Dna che funzionano come i globuli bianchi e pattugliano i nostri flussi sanguigni in cerca di cellule tumorali e batteri da uccidere. Siamo agli stadi iniziali della nanomedicina che nei prossimi 3-5 anni avrà un enorme sviluppo.
Un altro campo di applicazione delle biotecnologie sintetiche è rappresentato dalla lotta alla resistenza antimicrobica, quando gli antibiotici diventano inefficaci contro nuovi ceppi di “superbatteri”: grazie ai “polimeri ninja”, che si legano al materiale infetto, sarà possibile impedire di riprodursi ai batteri resistenti ai farmaci e distruggerli selettivamente.