L’allentamento della rigidissima strategia ‘Zero Covid’ imposta da Pechino dal 2020 avrebbe portato a un picco di infezioni mai visto prima. Il duro regime di isolamento e lockdown aveva infatti tenuto molti degli 1,4 miliardi di cinesi lontani dal contatto con il virus.
Ma bassi tassi di vaccinazione tra i più fragili (23,8 milioni di cinesi con più di 60 anni non hanno mai ricevuto nemmeno la loro prima iniezione) hanno fatto sì che il paese arrivasse impreparato a un cambio di marcia così netto, anche a causa della scarsa efficacia dimostrata dai vaccini autoctoni Sinovac e Sinofarm.
Secondo alcuni modelli statistici, i decessi durante queste riaperture potrebbero arrivare fino a un milione. Numeri impressionanti in valore assoluto. Ma 1 milione rappresenta lo 0,07% della popolazione cinese: molto meno dello 0,3% delle persone morte per Covid da inizio pandemia in Italia. E anche ben quattro volte meno dei 4 milioni di decessi registrati in India.
Risulta in ogni caso difficile determinare la reale diffusione del virus nel paese, dato che le autorità hanno deciso di non rilasciare più i dati quotidiani sui nuovi contagi. L’istituto britannico Airfinity ha stimato che ci siano probabilmente circa un milione di nuove infezioni e 5.000 morti per Covid al giorno.
Ma le previsioni più preoccupanti vengono dall’interno del paese: secondo una nota riservata divulgata prima di Natale da Financial Times e Bloomberg, il Centro Cinese per il controllo delle malattie ha calcolato che circa 250 milioni di persone, ovvero il 18% della popolazione, si sia infettata nei primi venti giorni di dicembre.
Il governo cinese dunque tira dritto: ai viaggiatori in arrivo non verrà più richiesta alcun tipo di quarantena e Pechino riprenderà l’emissione di passaporti per l’estero. Le restrizioni ai viaggi erano l’ultimo bastione della politica di isolamento che ha di fatto separato la Cina dal resto del mondo e contribuito a frenare l’economia globale negli ultimi tre anni.
Al contrario delle aspettative, la scelta aperturista di Pechino sta venendo accolta con un certo scetticismo all’estero: India, Taiwan e Giappone richiederanno un test negativo per permettere ai viaggiatori provenienti dalla Cina di entrare nel loro paese. Anche l’Italia ha deciso di reintrodurre l’obbligo di tampone per chi arriva dalla Cina: nei primi due voli atterrati a Malpensa sarebbe risultato positivo un passeggero su due.
La reazione dei mercati è lo specchio delle difficoltà attuali. Solo i gruppi globali del lusso hanno festeggiato in borsa con aumenti percentuali significativi.