La Cina si sta rendendo protagonista di un eccessivo sfruttamento della pesca. In realtà, sembra aver innescato una vera e propria guerra ittica su scala globale.
Secondo James G. Stavridis, ammiraglio statunitense in pensione ed ex comandante Nato, la Cina è alla guida di un "conflitto ibrido" nel settore della pesca. L’accusa rivolta a Pechino è di mobilitare non solo i pescherecci, ma anche le forze armate nel tentativo di assicurarsi risorse ittiche in tutto il mondo.
La "guerra ibrida" è una strategia complessa che ha il fine di creare disordini in un paese o in un'area innescando conflitti civili, salvo poi inviare i militari col pretesto di eradicare la violenza. Il modo in cui la Russia ha annesso la Crimea nel 2014 è un altro esempio tipico di guerra ibrida sotto gli occhi di tutti.
La Cina ha recentemente ampliato la propria flotta aggiungendo circa 400 nuove navi tra il 2014 e il 2016, portando così a 2.600 il numero totale di navi che operano non soltanto nel Pacifico settentrionale, ma anche nell'Oceano Indiano, al largo delle coste africane e nell'Atlantico meridionale del Sud America.