Eric Zemmour, giornalista, saggista e polemista francese che continua a crescere in tutti sondaggi sul primo turno delle elezioni presidenziali del 2022, nonostante non abbia ancora annunciato ufficialmente la propria candidatura, è noto per le sue prese di posizione estremiste.
L’ultima a suscitare scalpore, pochi giorni fa, è stata quella sulla nuova circolare del ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, che ha tra i suoi obiettivi quello di occuparsi più efficacemente degli studenti transgender: è “criminale”, ha detto Zemmour paragonando il ministro al medico nazista Josef Mengele, noto per i crudeli esperimenti condotti sui detenuti nel campo di concentramento di Auschwitz.
Negli ultimi anni il giornalista si è distinto in particolare per le affermazioni sugli arabi e i neri presenti in Francia. Nel 2011 fu condannato per istigazione alla discriminazione razziale per aver detto che i datori di lavoro “hanno il diritto di rifiutare arabi o neri”.
Un altro tema sul quale Zemmour è stato attaccato è quello della parità di genere. In passato ha affermato che le campagne contro il sessismo sono “soldi buttatti dalla finestra”, aggiungendo che “dentro casa la gente fa ciò che vuole”.
E lo scorso 5 luglio ha varcato il confine. “I nostri eserciti hanno sempre scorrazzato in Italia perché lì i piccoli Stati, che erano molto ricchi, erano una tentazione per lo Stato francese, le cui truppe erano le più forti d’Europa – ha spiegato Zemmour -. Quindi abbiamo passato il tempo ad attaccare l’Italia, da Luigi XII a Francesco I, fino ovviamente a Napoleone Bonaparte. Io credo che almeno l’Italia settentrionale avrebbe dovuto essere francese. Non c’è infatti alcuna differenza fra Milano e Nizza, è lo stesso popolo, troviamo la stessa architettura, lo stesso spirito. Penso, quindi, che ci sarebbe dovuta essere una grande Francia, ma sorvoliamo sul fallimento del mio amico Napoleone.”