Il tasso di letalità (ovvero il rapporto tra morti e contagiati) continua a restare molto basso in Germania: 0,8%. È così modesto da porre il paese, su scala mondiale, all’ultimo posto in classifica. E si pensi che Berlino ha imposto solo il 22 marzo una serie di restrizioni su scala nazionale per far fronte all’epidemia.
Sebbene il presidente del Robert Koch Institut, Lothar Wieler, ritenga che questa percentuale “salirà” prossimamente, il rapporto continuerà a restare molto probabilmente più basso rispetto ad altri paesi come l’Italia.
È lo stesso Wieler a fornire delle possibili spiegazioni. Il basso numero delle vittime dipende dal fatto che la malattia è stata individuata in fase molto precoce – a suo dire – e perché è stato testato un campione decisamente ampio della popolazione tedesca. In Germania vengono effettuati 500 mila test a settimana, secondo i dati riportati dal virolgo Christian Drosten.
In realtà nessuno ha ancora svelato il ‘nuovo miracolo tedesco’, ma le risposte di alcuni studiosi puntano sulla più bassa età della popolazione, sui minori rapporti intergenerazionali e su una migliore sanità pubblica.
Il risultato? È nei numeri: 61.013 positivi e 583 vittime.