La Germania si libera dal freno al debito per difesa e infrastrutture

Con il sostegno dei Verdi, il Bundestag approva le riforme costituzionali proposte da conservatori e socialdemocratici per aumentare la spesa. L’ammontare del debito aggiuntivo potrebbe superare i mille miliardi. Il debito pubblico verso l’80% del Pil

Stop al freno al debito per difesa e infrastrutture
Bundestag

Un voto storico per la Germania, che supera il totem del rigore dei conti e si prepara a una grossa iniezione di investimenti pubblici su difesa e infrastrutture: con 513 sì e 207 no, le riforme che modificano le regole costituzionali sul freno al debito sono state approvate dal Bundestag.

Conservatori e socialdemocratici, partner nel futuro Governo di coalizione nero-rossa, hanno beneficiato del supporto dei Verdi: i tre partiti insieme hanno 520 seggi.

Il primo pilastro del pacchetto di riforme, quello che sta più a cuore al probabile futuro cancelliere, Friedrich Merz, riguarda la difesa: tutta la spesa che eccede l’1% del Pil (44 miliardi di euro) sarà sottratta al vincolo che limita allo 0,35% del Pil l’indebitamento strutturale consentito allo Stato federale.

Il secondo pilastro è il fondo speciale da 500 miliardi in 12 anni, che viene destinato a nuovi investimenti in infrastrutture. Anche in questo caso, fuori dal campo d’azione del freno al debito. Su richiesta dei Verdi, 100 miliardi confluiranno nel fondo per il clima già esistente.

Gli investimenti devono essere aggiuntivi: dovrebbero essere considerati tali quando superano il 10% del volume di spesa del bilancio, una soglia pari a circa 50 miliardi.

Completa la manovra una misura pensata per i Länder, che potranno prendere in prestito su base annuale fino allo 0,35% del Pil e liberarsi dall’obbligo del pareggio di bilancio finora in vigore per loro.

L’ammontare del debito aggiuntivo potrebbe superare i mille miliardi, a seconda di quanto si spenderà nella difesa. Dall’iniezione, che farà lievitare il debito pubblico verso l’80% del Pil, ci si aspetta una spinta in grado di portare l’economia fuori dalla stagnazione e di alzarne il potenziale di crescita nel lungo periodo.

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