Texas, strage di bambini in una scuola elementare

Dal primo settembre dello scorso anno, a chiunque risieda in Texas è consentito portare con sé per strada un’arma da fuoco, anche senza porto d’armi. Come in altre tragiche occasioni, anche stavolta sono subito saltate fuori nuove richieste di mettere al bando le armi, a cominciare da quelle da guerra, che in molte zone d’America si trovano ancora negli store al fianco delle confezioni di Coca Cola. Ma il rischio è che a breve tutto passerà. Fino alla prossima strage

Texas, strage di bambini in una scuola elementare
Uvalde, Texas

Siamo a Uvalde, Texas, città di quindicimila abitanti a trenta chilometri dal confine con il Messico. Un ragazzo parcheggia l’auto, si avvia a piedi nel campus di una scuola elementare, la Robb Elementary School (che ospita 600 alunni), armato di fucile e pistola semiautomatica, e spara uccidendo 21 persone, 19 bambini e 2 adulti. Il killer si barrica dentro la scuola, ma viene poi ucciso dalla polizia. È la cronaca dell’ennesima tragedia negli Stati Uniti. E anche stavolta il killer è un ragazzo (diciottenne) che, prima di uscire da casa, spara a chi aveva più vicino: la nonna.

Il fatto è avvenuto, forse non casualmente, in Texas. Dal primo settembre dello scorso anno, a chiunque risieda nello Stato americano è consentito non solo possedere, ma anche portare con sé per strada, un’arma da fuoco, anche senza porto d’armi e senza aver avuto alcuna formazione sul corretto uso delle armi. È il risultato di una legge - la 1927 del 2021 - fortemente voluta dal governatore repubblicano dello Stato, Greg Abbott (anti-abortista e “difensore della vita”), tra i più ferventi sostenitori del Secondo emendamento, quella clausola della Costituzione americana che sancisce il diritto a essere armati.

Così, quell’atto era stato salutato come il “trionfo della libertà”, ma da settembre ha finito per armare chiunque, anche un ragazzo di diciotto anni che, secondo i media locali, aveva mostrato segnali inquietanti nelle ultime settimane.

Anche stavolta sono subito saltate fuori nuove richieste di mettere al bando le armi, a cominciare da quelle da guerra, che in molte zone d’America si trovano ancora negli store al fianco delle confezioni di Coca Cola. D’altronde, nella prima economia al mondo l’industria bellica è una delle punte di diamante. Tra le prime venti società al mondo che producono armamenti la grande maggioranza sono statunitensi. Ma anche stavolta il rischio è che a breve tutto passerà (nonostante il presidente Joe Biden ora dice che occorre agire subito e si scaglia contro la potentissima lobby delle armi). La vita riprenderà, quasi tutti dimenticheranno. Fino alla prossima strage.

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