Parlando nei giorni scorsi dei fallimenti bancari, Ignazio Visco ha difeso l’idea della banca come “bene pubblico”. “L’idea che una banca in crisi non è un bene pubblico non mi piace – ha spiegato il governatore della Banca d’Italia -. Ho sempre detto che se una banca fallisce il giorno dopo fallisce quella accanto, se fallisce il supermercato non è detto che fallisca quello accanto, anzi, è probabile che qualcuno prenda il posto di quel supermercato.”
Gli interventi di Visco sono normalmente, oltreché interessanti, puntuali e rigorosi. Ma questa volta dimostra di non aver compreso appieno il concetto di ‘bene pubblico’. Proviamo a dimostrare il perché.
Il bene pubblico è dotato di due caratteristiche: la non rivalità e la non escludibilità. La prima indica la circostanza in cui l’uso di un bene da parte di un agente non incide sulla facoltà di goderne completamente da parte di terzi. La seconda rappresenta invece l’impossibilità di estromettere terzi dal consumo di un determinato bene. È, dunque, un bene pubblico puro, per es., un faro costiero o la difesa nazionale.
Agli antipodi dei beni pubblici si trovano i beni privati puri, rivali ed escludibili per loro natura: rivali perché il consumo da parte di un soggetto rende il bene indisponibile per un secondo potenziale consumatore; escludibili perché ne può essere limitato l’uso, per es., attraverso il meccanismo dei prezzi, o per legge.
L’importanza che la letteratura attribuisce ai beni pubblici è data dal fatto che, in loro presenza, si osserva un fallimento del mercato. In particolare, il meccanismo dei prezzi non riesce a determinare i corretti incentivi, né per la costituzione di un livello efficiente di bene pubblico né per il suo finanziamento.
La creazione di questi beni apporta un beneficio non solo al loro produttore, ma anche alla collettività che può usufruirne liberamente. Si parla, in questo caso, di esternalità al cui effetto è collegato, il rischio di sottrarre l’incentivo a produrre il bene in questione.
Ecco, perché, le banche, imprese private di estrema rilevanza praticamente in tutti i sistemi economici, non sono certamente un ‘bene pubblico’.