Nei giorni scorsi (il 18 marzo) Fineco ha scritto ai propri clienti, avvisandoli che il conto corrente è a rischio chiusura. L’istituto di credito, ai sensi dell’art. 118 del Decreto Legislativo n. 385/93 (Tub), fa sapere di avere “il diritto di recedere, in qualsiasi momento, da ogni singolo rapporto, così come da tutti i rapporti, dandone comunicazione scritta al cliente con lettera raccomandata Ar, Pec o altro mezzo legalmente equivalente, con preavviso di almeno due mesi, qualora al momento del recesso e nei tre mesi precedenti concorrano tutte le seguenti condizioni:
presenza sul c/c di una giacenza media uguale o superiore a 100 mila euro;
assenza di qualsiasi forma di finanziamento (mutuo, prestito personale, ecc.);
assenza di qualsiasi forma di investimento in prodotti di risparmio gestito o amministrato”.
In pratica, a chi ha solo un conto corrente aperto con Fineco con oltre 100 mila euro, senza prestiti e senza investimenti con la banca, sarà probabilmente chiuso il conto. Perché? Il motivo è il costo della liquidità.
“Nel corso del 2020 – scrive la banca - al fine di sostenere e fornire il giusto stimolo all’economia comunitaria, la Bce ha adottato una politica monetaria espansiva ricorrendo a un ampio pacchetto di misure di politica economica che hanno prodotto un incremento della liquidità, con conseguente aumento dei livelli di giacenza in conto corrente e un’ulteriore riduzione dei tassi di interesse interbancari come l’Euribor, il tasso utilizzato dalle banche nelle proprie operazioni di finanziamento. Nello specifico, nel 2020, la media mensile dell’Euribor a 1 mese ha proseguito la sua discesa toccando a febbraio 2021 il valore di -0,553%, con un differenziale negativo pari a -0,098% rispetto a ottobre 2019″.
“L’ulteriore riduzione del tasso Euribor a 1 mese non dipendente dalla sfera decisionale della banca – aggiunge Fineco - e la prospettiva che si mantenga su tali livelli per un periodo di tempo ancora lungo hanno determinato, tra gli altri effetti, un impatto sfavorevole sull’attività di gestione della liquidità, con particolare riferimento a quella depositata dai clienti sul conto corrente, rendendola ancora più onerosa per la banca”. Insomma, la banca non guadagna più con la liquidità sul conto.