Aumentano i crediti deteriorati nei bilanci delle banche in Italia. Servono misure di emergenza.
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“I crediti deteriorati possono riprendere a crescere, nonostante le costanti attività delle banche per ridurli: possono crescere le crisi di imprese che debbono ancora essere accompagnate da misure di finanza d’emergenza”, ha detto il presidente Abi Antonio Patuelli all’Assemblea annuale.
Durante la crisi Covid – ha aggiunto - “i crediti deteriorati non sono esplosi anche per la presenza di moratorie che debbono essere reintrodotte con il prolungamento della pandemia e con gli effetti della guerra russo-ucraina”.
Certo, peggiorando il quadro macroeconomico anche le banche ne risentono, ma quello che qui occorre evidenziare è altro.
Primo. Tra i principali competitors europei, l’Italia è il paese messo peggio e da lungo tempo (come si vede chiaramente dal grafico; fonte My Data Jungle) sul fronte dei crediti deteriorati. Nonostante la situazione sia migliorata nel corso degli ultimi anni grazie alla possibilità di escluderli in parte dai bilanci, la distanza con Francia, Germania, Regno Unito e Spagna resta siderale. Oltre che invocare ciclicamente l’intervento statale, perché non chiedersi come mai si è arrivati a questa situazione? C’è forse qualcosa che non va nell’erogazione del credito?
Secondo. Le banche hanno fruito largamente dell’intervento della Bce dalla crisi del 2008. Che fine ha fatto quel fiume di soldi?
Terzo. Le banche (anche in Italia) si stanno sempre più spostando dal credito ai prodotti finanziari. Oltre la metà dei ricavi deriva da commissioni, mentre si riduce la quota di proventi legati ai finanziamenti per imprese e famiglie. Come è quindi possibile che i crediti deteriorati restino su livelli insostenibili?
Quarto. Secondo la Federazione autonoma bancari italiani, sono i gruppi industriali e le grandi aziende a pesare, coi prestiti non rimborsati, sui bilanci delle banche italiane: “Il 4,39% dei clienti è responsabile del 60% delle rate non pagate di prestiti superiori ai 500 mila euro, per 28 miliardi di sofferenze - evidenzia la ricerca del 2021 -. Ad appena 126 soggetti (lo 0,002% della clientela), con prestiti oltre i 25 milioni, fanno capo 2,9 miliardi di Npl (il 6,12% delle sofferenze).” Occorre forse rivedere un sistema creditizio orientato principalmente a favore degli amici degli amici?
Sarebbe auspicabile che si trovasse una concreta risposta a questi interrogativi prima di tornare ad aprire il rubinetto dei fondi pubblici.