La Banca nazionale svizzera ha preso in contropiede la gran parte degli analisti e degli operatori, aumentando il tasso di riferimento sul franco prima del previsto. In molti pensavano che l’istituto elvetico avrebbe atteso la mossa della Bce (prevista a luglio).
Invece, la Banca centrale ha alzato il tasso guida sul franco di mezzo punto percentuale, da -0,75% a -0,25%. Siamo ancora in territorio di tassi negativi, ma l’incremento è consistente e segna un chiaro cambio di politica da parte della Bns. Tanto che, alla notizia, il franco svizzero si è rafforzato, tra l'1% e il 2%, sia sull’euro sia sul dollaro Usa.
Se gli Usa e la Federal Reserve già da mesi sono sul percorso dei rialzi dei tassi, per la Svizzera si tratta del primo aumento del tasso di riferimento da 15 anni.
Sinora la preoccupazione principale della Bns era frenare l’ascesa del franco, da sempre un bene rifugio, che quando sale troppo crea alcuni ostacoli all’export elvetico. A lungo l’istituto di emissione elvetico ha quindi mantenuto i tassi negativi e ha attuato ingenti acquisti di valute estere.
Il deciso aumento dell’inflazione a livello internazionale in questi mesi ha, tuttavia, cambiato il quadro. Di qui la mossa anticipata della Bns. Intendiamoci, il livello dei prezzi al consumo è salito al 2,9%, non molto rispetto ai principali paesi europei ma troppo per il target elvetico. E comunque, nonostante tutto, l’economia svizzera dovrebbe crescere al ritmo del 2,5% quest’anno.