“Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi del mercato e siamo pronti a rispondere se necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’Eurozona”. Lo ha detto il 20 marzo la presidente della Bce Christine Lagarde aggiungendo che “il settore bancario è resiliente, con solide posizioni patrimoniali e di liquidità. In ogni caso, il quadro di strumenti della Bce è completamente attrezzato per fornire sostegno di liquidità al sistema finanziario dell’Eurozona, se necessario, e per preservare la corretta trasmissione della politica monetaria”.
Sulle mosse delle autorità elvetiche per il salvataggio di Credit Suisse, Lagarde per ora si è limitata a dire che la Bce ha accolto “con favore l’azione rapida e le decisioni prese”. Si tratta di azioni “funzionali al ripristino di ordinate condizioni di mercato e alla stabilità finanziaria”.
La presidente della Bce ha indicato che “non c’è scambio tra la stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria”. In tal modo ha risposto al ragionamento secondo cui le tensioni nel settore bancario e finanziario di questi giorni sarebbero la conseguenza di un lungo periodo di tassi bassi seguito a un rapido rialzo.
In realtà, l’evidenzia empirica sembra mostrare che invece il problema c’è: l’aumento repentino e ripetuto dei tassi di interesse, dopo un lungo periodo di tassi bassi, deprime il valore di mercato dei titoli di Stato a lunga durata (e dunque associati a tassi bassi) parcheggiati nei bilanci di molte banche.
La domanda a questo punto è: siamo sicuri che perseguire l’obiettivo dell’inflazione in via prioritaria rispetto alla stabilità finanziaria, che è peraltro una condizione preliminare per l'effettivo perseguimento della stabilità dei prezzi, sia la mossa giusta? LE crisi bancarie cui stiamo assistendo in questi giorni sembrano suggerire molta prudenza al riguardo.