“C’è un club di paesi molto potenti che stanno de-dollarizzando il loro commercio”. La notizia non è nuova ma è la prima volta che a sostenere tale argomentazione sia il primo think tank statunitense. Tra questi paesi, secondo il condirettore dell'Istituto per l'analisi della sicurezza globale Anne Korin, ci sono Cina, Russia e Unione Europea.
La causa è piuttosto semplice da ricercare: il processo ha subito una forte accelerazione in seguito al sempre più frequente ricorso degli Stati Uniti alla giurisdizione extraterritoriale, attraverso la quale Washington persegue e sanziona paesi e società (che “non hanno nulla a che fare con gli Usa”) ai sensi delle leggi statunitensi.
Korin ha inoltre sostenuto che l’emersione di strumenti come il petroyuan, una valuta cinese utilizzata nel commercio di petrolio, è come un “canarino nella miniera di carbone” (visto che il 90% del commercio mondiale di greggio viene condotto ancora oggi utilizzando la divisa Usa), ma invia comunque un forte segnale nella direzione della de-dollarizzazione del mondo.