“Le stime di Bankitalia sono di un Pil dell’intero 2020 che crolla del 9% nello scenario base, e che precipiterebbe a un drammatico -13% nelle ipotesi più negative anche se non estreme”. È uno dei messaggi forti del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni Finali presentate a Palazzo Koch.
In ogni caso, sottolinea il governatore, “la sostenibilità del debito pubblico non è in discussione”. Tuttavia “il suo elevato livello in rapporto al prodotto è alimentato dal basso potenziale di crescita del Paese e al tempo stesso ne frena l’aumento”.
“La reazione della Bce forte e immediata con il programma di acquisti di titoli di Stato (Bankitalia ne ha acquistati 10 miliardi al mese in più a marzo e aprile, ndr) ha consentito di tenere a freno lo spread, che è comunque salito verso quota 300 punti a metà marzo – spiega Visco -. Il differenziale è ancora quasi il doppio di quelli di Spagna e Portogallo.”
“Serve un nuovo rapporto tra Governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzioni, società civile; possiamo non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo contratto sociale, ma anche in questa prospettiva serve procedere a un confronto ordinato e dar vita a un dialogo costruttivo - avvisa il governatore -. Un nuovo rapporto è indispensabile anche in Europa. Ogni paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto, in maniera efficiente. I fondi europei non potranno mai essere gratuiti: il debito europeo è debito di tutti e l’Italia contribuirà sempre in misura importante al finanziamento delle iniziative comunitarie, perché è la terza economia dell’Unione. Ma un’azione comune, forte e coordinata potrà proteggere e contribuire a rilanciare la capacità produttiva e l’occupazione in tutta l’economia europea”.
Il governatore definisce poi “senza precedenti” le misure di politica monetaria adottate dalla Bce per far fronte alla crisi scatenata dalla pandemia di coronavirus. E avverte sulla necessità di evitare in ogni modo il rischio deflazione.
“La pandemia e la recessione aprono scenari di estrema incertezza che rendono molto difficile tratteggiare i contorni dei nuovi equilibri che si andranno a definire – chiarisce Visco -. E per riportare la dinamica del prodotto intorno all’1,5% servirà un incremento medio della produttività del lavoro di poco meno di un punto percentuale all’anno”. Ma serve “una rottura rispetto all’esperienza storica più recente, richiede che vengano sciolti quei nodi strutturali che per troppo tempo non siamo stati capaci di allentare e che hanno assunto un peso crescente nel nuovo contesto tecnologico e di integrazione internazionale”.
In sostanza, dice Visco, l’economia italiana deve trovare la forza di rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescere che si è da troppo tempo appannata.