Michael Burry è l’uomo che ha previsto il crollo dei subprime. È per questo che continua a far discutere un suo tweet del 20 febbraio, in cui lancia un preavviso sull’arrivo di iper-inflazione in perfetto stile Weimar negli Stati Uniti e, quindi, nelle principali economie avanzate.
E indica anche un arco temporale di gestazione del fenomeno: se alla Germania post-bellica bastarono due anni di follia monetaria per spalancare le porte alla devastazione dell’economia e all’avanzata del nazismo (1922-1924), Michael Burry ritiene che la versione attuale di quella tragedia abbia avuto un’incubazione ben più lunga, dal 2010 al 2021. Ovvero, l’arco temporale scandito dal susseguirsi dei vari cicli di Quantitative easing nati dopo il fallimento di Lehman.
Sulla stessa scia si pone anche un report di Bank of America pubblicato nelle scorse settimane che ragiona sulle dinamiche di diluvio monetario in arrivo sugli Usa, fra ribilanciamento delle riserve in eccesso del Tesoro, piano di stimolo federale anti-pandemia e acquisti mensili della Fed.
Secondo Bank of America, quanto accaduto all’epoca in Germania rappresenta la più estrema analogia rispetto all'aumento della velocità di trasmissione dell’inflazione a seguito della fine di psicologia di guerra, repressione del risparmio e perdita di fiducia nella moneta e nell’autorità con la situazione attuale.
In pratica, dopo aver rincorso per anni l’obiettivo-totem del 2% di inflazione attraverso politiche espansive senza precedenti, ora la Fed e le principali Banche centrali del mondo sarebbero alla vigilia di un drammatico contrappasso, fino a rischiare l’iper-inflazione.
Il giochino del Qe si è rotto?