Jens Weidmann rilancia: "Occorre trovare una data in cui porre fine all'intervento della BCE"

L'uomo forte della Merkel sembra il candidato più autorevole per succedere a Draghi

Weidmann: "Occorre porre fine all'aiuto della BCE"
Jens Weidmann, membro del Consiglio direttivo della BCE

La BCE ha deciso di continuare gli acquisti fino almeno a settembre 2018. E poi, sicuramente, non li sospenderà bruscamente. E’ l’opinione di Jens Weidmann membro del Consiglio direttivo della Banca centrale europea dal 2011. Chissà che non sia proprio lui a succedere a Mario Draghi, che vedrà scadere il proprio mandato a ottobre 2019.

Sebbene rappresenti una delle voci più critiche con l’attuale gestione della politica monetaria da parte della BCE, Weidmann è ottimista sull’aumento dell’inflazione e proprio per questo vorrebbe porre una conclusione agli acquisti di obbligazioni; il Consiglio della Banca ha, infatti, deciso di continuare gli acquisti almeno fino al mese di settembre 2018, senza indicare una data di scadenza. Ciò vuol dire che non li sospenderà bruscamente.

In ogni caso, anche dopo la fine degli acquisti netti, la politica monetaria rimarrà espansiva. Questo perché lo stimolo derivante dagli acquisti di obbligazioni è misurato non tanto dal volume degli acquisti netti, spiega il dirigente tedesco, quanto dal portafoglio obbligazionario presente nel bilancio della BCE, il quale rimarrà alto anche quando gli acquisti netti saranno gradualmente portati a zero.

Weidmann ritiene che un passo in avanti sarebbe far diventare realtà il Fondo europeo di garanzia dei depositi, visto che potrebbe aiutare a rafforzare la stabilità finanziaria nell'area dell'euro. L’ostacolo qui è posto dalle stesse banche, che in molti casi detengono troppi crediti deteriorati nella loro pancia. Condizioni che non sarebbero accettate da nessuno assicurazione. Occorre, dunque, prima ridurre i rischi.

Mentre la BCE può fare ben poco per aumentare la crescita nel medio-lungo periodo, che può essere alimentata soltanto attraverso le riforme strutturali, ad esempio, rivolte ad aumentare la competitività nei mercati dei prodotti e a rendere il lavoro più flessibile. Ma occorrono anche politiche educative adeguate e un’efficace ed efficiente amministrazione pubblica. A confermare tutto ciò numerosi studi, che dimostrano come una “debole” finanza pubblica freni la crescita.

Ma il punto è che Weidmann non si aspetterebbe incrementi del Pil qualora un eventuale Ministro delle finanze europeo decidesse di ridistribuire fondi pubblici nell'area dell'euro o aumentare ulteriormente il debito. Tuttavia, alcuni ambiti, come il clima e la protezione delle frontiere esterne, potrebbero essere finanziati e integrati a livello europeo.

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