Rispetto alla possibile Unione bancaria c’è stata una riduzione significativa e sufficiente dei rischi, tale da consentire l’avvio dei negoziati per la prima fase dello schema comune di assicurazione sui depositi (Edis). Sono le osservazioni di Mario Draghi rivolte ai ministri delle Finanze della zona euro, guidati dal neo-presidente Mario Centeno entrato in carica a gennaio.
Si tratta di un esplicito invito a riprendere le proposte avanzate dalla Commissione europea nel mese di ottobre 2017, che prevedono un sistema comune da sviluppare in due fasi. Nella prima, l’Edis presterebbe ai fondi nazionali un importo sufficiente a coprire il 30% delle loro perdite. La quota aumenterebbe fino al 90% dal 2021. In una seconda fase l’Edis coprirebbe direttamente, anche se soltanto in parte, le perdite dei depositanti.
Ma c’è un ostacolo che si chiama Germania. La più grande economia della zona euro vuole che le banche europee diventino più sane prima di istituire un regime assicurativo comune per i depositanti. Berlino, infatti, teme che l’Edis costringa gli istituti di credito tedeschi a ripianare le perdite delle banche più deboli di altri stati. Il fattore alla base di queste preoccupazioni ha un nome: crediti deteriorati, o meglio inesigibili.