Dallo scorso primo gennaio la Croazia ha abbandonato la kuna e adottato l’euro. Attualmente sono venti i Paesi che usano la valuta comune. Altri sei Stati Ue, invece, ancora non soddisfano gli standard minimi per entrare nell’euro. Si tratta di Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, e Svezia. I sei Paesi, ha precisato nei mesi scorsi la Commissione Europea, si sono “legalmente impegnati” ad entrare nell’Eurozona.
La Danimarca è invece l’unico Stato dell’Unione Europea a non aver sottoscritto tale impegno. Copenaghen beneficia infatti dell’opt-out sul processo di integrazione economica. Il concetto di opt-out, in italiano deroga, nel contesto dell’Ue indica la deroga di un certo Paese ad adottare una certa regola decisa dalla stessa Ue. In generale il diritto comunitario è valido in tutti i 27 Stati membri. In alcuni casi, però, i Paesi aderenti hanno negoziato alcuni opt-out dalla legislazione o dai trattati comunitari, ovvero derogano a partecipare alle strutture comuni in un determinato campo.
A parte la Croazia, che ha raggiunto tutti i requisiti, soltanto la Svezia soddisfa il criterio della stabilità dei prezzi. La Romania è invece l’unico Paese in esame che non soddisfa il criterio relativo alle finanze pubbliche, essendo soggetta a una procedura di infrazione per i disavanzi eccessivi. La Bulgaria soddisfa il criterio del tasso di cambio e, assieme alla Repubblica Ceca e alla Svezia, il criterio sul tasso di interesse a lungo termine. Elementi che collocano la Bulgaria in prima fila per l’ingresso nell’Eurozona nei prossimi anni, anche se il governo di Sofia dovrà ancora lavorare sulla stabilità dei prezzi per armonizzarsi alle economie dell’Eurozona.