Appena entrata in vigore il 3 gennaio 2018 la MiFID 2 ha subito messo in fermento il mondo della finanza europea. Basti pensare che le banche e i fondi di gestione patrimoniale in tutta l’UE hanno speso quasi 2 miliardi di euro solamente per prepararsi all’arrivo della nuova normativa.
Ci sono voluti sette anni per dare forma alla seconda versione della direttiva sui mercati degli strumenti finanziari proprio a causa dell’importanza.
Le autorità di regolamentazione ritengono che la MiFID 2 proteggerà gli investitori, aumenterà la trasparenza e ricostruirà la fiducia messa a dura prova dalla crisi economica mondiale del 2008.
MiFID II obbliga le banche di investimento a fatturare separatamente i servizi di ricerca e quelli di intermediazione per evitare conflitti di interesse. Fino ad ora, il costo dell’attività di ricerca era compreso nelle commissioni che grandi banche come Goldman Sachs o Morgan Stanley applicano per eseguire le operazioni. Ciò ha preoccupato le autorità di regolamentazione, perché ha aperto la strada al successo delle banche che offrivano consigli migliori e commissioni elevate, piuttosto che i prezzi più vantaggiosi, a danno dei clienti.
La MiFID II, inoltre, si propone di eliminare le “dark pool”. Si tratta di mercati privati che consentono agli investitori di acquistare e vendere blocchi di azioni senza rivelare in anticipo la dimensione degli ordini o il prezzo pagato. La normativa, ora, impone dei limiti: solo l’8 per cento del volume di qualsiasi titolo può essere scambiato in questo modo.