Le grandi banche statunitensi fanno causa alla Fed puntando il dito contro la mancanza di trasparenza nel processo che utilizza nel condurre gli stress test annuali. L’azione legale segue la decisione della banca centrale di rivedere le modalità degli esami annuali a cui sono sottoposti gli istituti di credito.
Le big di Wall Street - da Goldman Sachs a Citigroup, passando per JPMorgan – hanno alzato la voce: l’obiettivo è prevenire cambiamenti che siano negativi per il sistema. Secondo Bank Policy Insititute, American Bankers Association e la US Chamber of Commerce, le organizzazioni che rappresentano le grandi banche, non c’è infatti alcuna certezza che le “riforme annunciate dalla Fed possano fornire un rimedio tempestivo ai danni derivanti dall’attuale sistema”, caratterizzato da una “mancanza di trasparenza che si traduce in una significativa e imprevedibile volatilità nei requisiti di capitale”.
Gli stress test a cui sono sottoposte annualmente misurano la loro resilienza di fronte a uno scenario economico avverso (l’ultimo test prevedeva un crollo del 36-40% dei prezzi immobiliari), e si traducono nella richiesta di accantonare ulteriore capitale nel caso in cui l’esito dell’esame non sia positivo. Nell’azione legale le banche precisano di non voler eliminare gli stress test - strumento che si è rivelato utile per il recupero di fiducia dopo la crisi finanziaria - ma di voler garantire che i requisiti patrimoniali siano stabiliti in modo trasparente.
Gli esami annuali possono comportare “miliardi di dollari in oneri patrimoniali inattesi per le singole banche senza una ragione evidente e con effetti negativi sull’economia nel suo insieme”, si legge nell’azione legale.