Prende ufficialmente il via l’offerta pubblica di scambio (Ops) con cui Intesa Sanpaolo tenta di inglobare la più piccola Ubi Banca, in un’operazione (da 4,86 miliardi) che metterebbe assieme il primo e il quarto istituto di credito italiani.
L’Ops non è però piaciuta al management di Ubi, che l’ha bocciata definendola “non concordata e non conveniente”.
L’operazione, presentata a febbraio dall’ad Carlo Messina, prevede un concambio di 17 azioni Intesa di nuova emissione ogni 10 titoli portati in adesione.
Lo scopo è creare un Gruppo che nel 2022 realizzi utili per almeno 5 miliardi, che remuneri i soci con dividendi in contanti pari al 75% dell’utile quest’anno e al 70% il prossimo, e che possa giocare un ruolo da protagonista sul panorama europeo.
Il principale rischio rimane quello Antitrust: per portare avanti l’Ops, Messina già al momento della presentazione aveva in tasca un accordo con Bper perché acquistasse 4-500 filiali. Dopo i primi dubbi dell’Authority sulla concorrenza il numero è stato rivisto al rialzo (532 filiali). E se non fosse ancora sufficiente, Intesa è pronta a cederne altre 17 a soggetti terzi.