A Berlino sono più ottimisti che mai sul fatto che un banchiere tedesco possa essere il prossimo governatore della Banca centrale europea nell’era del post-Draghi. Il buon umore della Germania è dovuto all’investitura del ministro dell'Economia spagnolo, Luis de Guindos, come vicepresidente della Bce. Quello attualmente in carica è il portoghese Vitor Constâncio, che conclude la sua esperienza a Francoforte il 31 maggio 2018.
Il patto non scritto è che se la vicepresidenza va all’Europa del sud allora quella del nord può ottenere la poltrona principale. E sarebbe la prima volta per Berlino. Ecco allora che l'elezione di De Guindos è un altro tassello per rafforzare la candidatura di Weidmann.
Ma nello scacchiere europeo altre due caselle andranno riempite. Cosa accadrà alla Bce dipende anche da chi diventerà il prossimo capo della Commissione europea, un incarico ora ricoperto dal lussemburghese Jean-Claude Juncker, e dal presidente del Consiglio europeo, ora guidato dal polacco Donald Tusk.
Ecco perchè la decisione finale sul governatore della Bce potrebbe in realtà dipendere da Emmanuel Macron, che aspira ad avere la presidenza della Commissione. Perché ciò accada, servirebbe l’ok della Germania.
Salgono, dunque, le quotazioni di Jens Weidmann, l'attuale capo della Banca centrale tedesca per succedere a Mario Draghi il cui mandato scade nell'ottobre 2019. Tuttavia, le difficoltà maggiori per il capo della Bundesbank potrebbero provenire dalle sue idee sulla politica monetaria. Ad esempio, risulta difficile immaginare che sarebbe disposto come Draghi ad annunciare acquisti da parte della Bce di quantità illimitate di titoli di stato dei paesi in difficoltà nell’Europa del sud. Infatti, nel 2012, la principale opposizione al piano di Draghi, che probabilmente salvò l'euro dal crollo, venne proprio da Weidmann.