Ridurre i rischi nel sistema bancario europeo prima che i paesi dell’Ue accettino di andare verso una maggiore integrazione dell’Unione economica e monetaria. E provare a raggiungere un accordo tra i paesi prima del summit di giugno. Questi sono i due motivi che hanno spinto la Commissione europea a presentare (il 14 marzo 2018) nuove proposte per ripulire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati (Npl).
Gli Npl rappresentano ancora il 4,4% di tutti i prestiti nell’Ue, per un totale di 910 miliardi di euro. A livello nazionale sono il 46% dei prestiti in Grecia, il paese più colpito, e il 32% a Cipro. In Italia la quarta banca del paese, il Monte dei Paschi di Siena, ha in pancia ancora oggi il 12% di Npl.
“I crediti inesigibili sono un problema ed è necessario adottare un approccio coordinato”, ha dichiarato Valdis Dombrovskis. Il vice presidente della Commissione ha, poi, presentato tre misure principali.
1) Stabilire un livello minimo comune di fondi che le banche dovranno mettere da parte per coprire le potenziali perdite.
2) Facilitare le procedure extragiudiziali per aiutare gli istituti di credito a recuperare il valore da prestiti sottoposti a garanzie reali.
3) Contribuire allo sviluppo di un mercato secondario dove consentire alle banche di vendere i propri Npl, attenuando le regole sul servizio di credito e sul trasferimento dei prestiti.
Questo piano punta dritto al completamento dell’Unione bancaria. Ma c’è un ostacolo, anzi due. Germania e Paesi Bassi chiedono di rafforzare in modo strutturale i sistemi finanziari nazionali prima di pensare all’Unione bancaria.