Commerzbank, il futuro è sempre pù incerto per la seconda banca tedesca

La strategia di rinnovamento adottata dall'amministratore delegato Martin Zielke potrebbe non bastare ad evitare l’uscita dal Dax

Commerzbank, futuro incerto per la seconda banca tedesca

Commerzbank, la banca numero 2 in Germania dopo Deutsche Bank, appartenente al prestigioso indice Dax fin dalla sua creazione 30 anni fa, potrebbe non essere più in grado di giocare nella grande lega: il suo valore di mercato e il volume d’affari che gestisce non sembrano essere più sufficienti, tanto da far temere lo sfratto il prossimo 5 settembre in occasione dell'imminente revisione in borsa.

In realtà il declino dell’istituto di credito di Francoforte è iniziato già negli anni '50 in seguito all’acquisto della banca ipotecaria Eurohypo e della rivale Dresdner Bank. Salvato dal governo tedesco in occasione della crisi finanziaria del 2008, da allora si trova in uno stato di ristrutturazione permanente.

Il ceo Martin Zielke si aspetta, tuttavia, di poter trasformare il settore finanziario nei prossimi anni, come già annunciato nel 2016 con la strategia "Commerzbank 4.0", grazie a quattro pilastri: tecnologia blockchain, analisi di big data, clouds e intelligenza artificiale. Con l’obiettivo dichiarato di rendere digitali entro il 2020 l’80% delle operazioni, riducendo i costi e aumentando l’efficienza.

Peccato che nelle ultime settimane ben 2 errori informatici abbiano bloccato il sistema impedendo ai clienti la possibilità di effettuare prelievi per diverse ore. Inoltre, per compensare l'impatto dei bassi tassi di interesse nel mercato nazionale, la banca aspirerebbe ad una crescita mirata; i suoi guadagni però da corporate banking sono in netto calo e, sebbene abbia incrementato il proprio reddito nel retail banking, quelli derivanti dai nuovi clienti risultano inferiori rispetto al passato. Le entrate generate per nuovo cliente sono, infatti, diminuite del 30% in media tra il 2015 e il 2017 e la previsione di aumento del numero di nuovi clienti stimata in almeno due milioni entro il 2020 potrebbe non essere risolutiva.

L'ad della banca, in passato accostata anche ad Unicredit e Bnp Paribas, non sembra neppure interessato ad una fusione con il leader di mercato Deutsche Bank, anch' essa in difficoltà, sebbene gli esperti abbiano affermato che un legame potrebbe avere un effetto sinergico e si siano riaccese negli ultimi giorni speculazioni in merito ad un prossimo accordo.

Che la strategia stia dando i suoi frutti resta, quindi, ancora da dimostrare. Tanto che gli analisti si aspettano che l’istituto manchi il suo obiettivo di entrate di 9,8 miliardi di euro per il 2020. Ma Stephan Engels, alto dirigente della banca, non è ancora pronto a lanciare la spugna: "Se c'è il rischio di mancare un bersaglio, è necessario combattere ed, eventualmente, adattarsi", ha detto.

Zielke resta comunque ottimista: "Sono fermamente convinto che la banca sia sulla strada giusta. Siamo già all’obiettivo? Ovviamente no. Ma un cambiamento così importante nel modello di business non può essere fatto in un solo giorno". Rinnovare una vecchia banca fondata 150 anni fa è molto più difficile che gestire una start-up.

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