Era la prima domenica di giugno, meno di tre anni fa, e la Germania stava ospitando il summit del G7 al castello di Elmau a Krün, in Baviera quando all'improvviso giunsero notizie da Francoforte: il capo della Deutsche Bank Anshu Jain, un britannico di origine indiana, fu sostituito da un altro inglese, John Cryan.
Cryan si avvicinò ai bilanci della banca con disciplina ferrea, accettando perdite per circa sette miliardi di dollari. Fino a quando, alla fine del 2016, la banca si è trovata a dover pagare una multa di 14 miliardi di dollari che avrebbe potuto lasciarla in rovina. È merito di Cryan se questo scenario non si è realizzato. Ma poco prima di Natale, quando è apparso chiaro che Deutsche Bank si stava preparando a pubblicare il terzo anno consecutivo di perdite, il giocattolo si è rotto. Accusato di mancanza di visione, Cryan non è stato in grado di arginare l’ondata di rendimenti decrescenti. La Deutsche Bank ha perso 735 milioni di euro nel 2017 e ha distribuito un dividendo di soli 11 centesimi di euro per azione.
Il consiglio di sorveglianza della Deutsche Bank ha deciso domenica 8 aprile di sostituire John Cryan con Christian Sewing, 47 anni e la maggior parte della carriera trascorsa nella più grande banca tedesca cominciando da una filiale. La decisione del presidente del Consiglio di sorveglianza, Paul Achleitner, di nominarlo sembra riflettere un cambio di strategia: riportare il "Deutsch" in Deutsche Bank, una volta icona dell’economia tedesca, ridotta oggi alla mediocrità. Il valore delle azioni è crollato e la sua immagine è a brandelli. Achleitner aveva tutto il tempo per cambiare le cose ma non è riuscito nell’impresa. Ecco perché il prossimo big a lasciare potrebbe essere proprio lui.