Intesa Sanpaolo conquista Ubi Banca in anticipo rispetto alla chiusura (fissata per il 30 luglio) dell’offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata nel febbraio scorso. Le adesioni all’offerta hanno raggiunto il 71,9%, ben oltre la quota del 66,7% che serviva a Intesa per controllare l’assemblea straordinaria e quindi procedere alla fusione di Ubi.
Nasce così un grande gruppo europeo da 5 miliardi di euro di utile, che - secondo Intesa - porterà “potenzialità rilevanti per i territori con la creazione di valore per tutti gli attori coinvolti, non solo per i soci”. Tesi respinta nelle settimane scorse dai principali soci di Ubi, che hanno bocciato l’operazione come “ostile e inaccettabile, conveniente solo per Intesa”.
La svolta è arrivata quando Intesa ha deciso di rilanciare. Inizialmente l’offerta pubblica di scambio prevedeva 17 azioni di Intesa Sanpaolo di nuova emissione in cambio di 10 di Ubi Banca. È stata poi aggiunta la componente in denaro di 0,57 centesimo per ogni azione, mettendo sul piatto la somma complessiva di 652 milioni di euro.
Quello che nasce – ha spiegato il ceo di Intesa Carlo Messina - è un “campione italiano leader a livello continentale, grazie alla posizione di settimo operatore per generazione di ricavi e terzo per valore di borsa dell’Eurozona”.
Quale potrebbe essere a questo punto il prossimo obiettivo di Intesa? Secondo Dagospia, la partita “non è finita. Comincia ora la seconda parte della guerra sul potere economico-finanziario del paese che vedrà lo scontro dell’asse Messina - Nagel (ceo di Mediobanca) - Cimbri (ceo di Unipol) verso Cairo - Mustier (ceo di Unicredit) - Del Vecchio (fondatore di Luxottica), a partire dal Corriere della Sera”, conquistato da Urbano Cairo quattro anni fa proprio con il sostegno di Intesa.