A scoprire il vaso di Pandora è un’analisi della Fabi, sigla sindacale del settore creditizio. Che i crediti deteriorati siano ancora oggi un problema rilevante per il sistema bancario italiano, sebbene nel corso degli ultimi anni siano diminuiti grazie alla possibilità di escluderli in parte dai bilanci, non è una novità (come conferma il grafico, che esprime in termini relativi l’andamento delle sofferenze, Npl, in cinque paesi europei).
Ma ora la Federazione autonoma bancari italiani fornisce un dettaglio significativo, osservando il trend a marzo 2021. “Sono i gruppi industriali e le grandi aziende a pesare, coi prestiti non rimborsati, sui bilanci delle banche italiane, ma i piccoli debitori (famiglie, partite Iva, piccole e medie imprese) hanno avuto maggiori difficoltà, nell’anno del Covid, a saldare le rate”.
“Il 4,39% dei clienti è responsabile del 60% delle rate non pagate di prestiti superiori ai 500 mila euro, per 28 miliardi di sofferenze -evidenzia la ricerca -. Ad appena 126 soggetti (lo 0,002% della clientela), con prestiti oltre i 25 milioni, fanno capo 2,9 miliardi di Npl (il 6,12% delle sofferenze).”
“Le banche puntano molto sulla vendita dei prodotti finanziari e poco sui prestiti - ha affermato il segretario generale della Fabi Lando Sileoni -. Un’attività, quest’ultima, che è ancora molto legata ai rapporti personali dei banchieri con le imprese. Insomma, c’è ancora molto credito relazionale, finanziamenti agli amici degli amici.”