Powell cede a Trump. La Fed lascia i tassi invariati

Il governatore della Banca Centrale confida su una crescita dell'economia statunitense. Anche se ammette che il quadro internazionale si fa "contraddittorio", dopo la frenata di Cina e Ue

Powell cede a Trump. La Fed lascia i tassi invariati
Jerome Powell, governatore della Fed

La Banca Centrale statunitense fa un passo indietro? La Federal Reserve nella sua prima riunione di quest'anno ha lasciato i tassi di interesse Usa invariati (fra il 2,25% e il 2,50%). E per il futuro, come aveva già detto lo scorso 4 giugno il suo governatore Jerome Powell, la Fed sarà "paziente". I due aumenti, già preannunciati per il 2019, non sono a questo punto scontati e sembrano, infatti, spariti dalle comunicazioni ufficiali.

La Fed ribadisce che un’espansione dell'economia e una crescita dell'occupazione sono i "risultati più probabili" per gli Stati Uniti, ma il quadro internazionale si è fatto "contraddittorio", dopo il rallentamento della Cina e dell'Unione Europea.

"Alla luce degli sviluppi economici globali e delle pressioni sull'inflazione - si legge nel comunicato finale  - la Fed sarà paziente" nel determinare i tempi e la necessità di ulteriori incrementi. Nel 2018 la Banca Centrale ha rialzato i tassi 4 volte, mentre le strette salgono a 9 dal 2015, da quando cioè la Fed ha avviato il ciclo di rialzi dopo la crisi finanziaria.

Alla fine Jerome Powell ha ceduto alle pressioni di Donald Trump, che più volte nei mesi scorsi ha pesantemente attaccato il governatore di aver preso scelte sbagliate, come quella di aumentare i tassi di interesse. Ma Trump, che guarda soprattutto al breve periodo, sembra non capire quanto sia importante procedere al rialzo dei tassi per far sì che la Banca abbia un minimo margine di manovra per abbassarli nel momento in cui dovesse arrivare una nuova recessione.

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