La Russia sta valutando se accettare bitcoin per il pagamento del gas da “Paesi amici”. A dirlo è il presidente della commissione Energia della Duma russa, Pavel Zavalny, secondo cui Mosca sta esplorando metodi alternativi per farsi pagare le esportazioni di energia.
In particolare, il deputato ha fatto riferimento a Cina e Turchia che - ha rilevato – “non sono coinvolte nelle sanzioni” imposte dall’Occidente per l’invasione dell’Ucraina. All’inizio della settimana, il presidente russo, Vladimir Putin, ha reso nota l’intenzione di Mosca di farsi pagare il gas soltanto in rubli dai “Paesi ostili”.
La mossa dovrebbe mirare a rafforzare la valuta russa, che quest’anno ha perso oltre il 20% di valore. Le sanzioni imposte da Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea hanno messo a dura prova il rublo russo. Tuttavia, la Russia è ancora il più grande esportatore mondiale di gas naturale e il secondo più grande fornitore di petrolio.
Per gli esperti il sistema è tecnicamente fattibile ma di fatto di difficile attuazione. La Russia potrebbe trarre vantaggio dall'accettazione della criptovaluta. C'è bisogno di sostenere l'economia e il bitcoin è visto come un asset ad alta crescita, anche se il suo valore è oscillato fino al 30% quest’anno. In confronto, il dollaro è decisamente più stabile. Occorre poi considerare che in Cina, uno dei principali partner commerciali per la Russia, l’uso della criptovaluta è vietato.
Ciò ha spinto il governo ucraino, nonché i governi statunitensi ed europei, a chiedere, invano, alle piattaforme di criptovaluta di vietare tutti gli utenti russi.
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