Nel giorno in cui (4 maggio) la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto un embargo petrolifero graduale su Mosca, oltre a sanzionare la sua banca principale e bandire le emittenti dalle onde radio europee, il rublo è salito al massimo di due anni sia contro l’euro sia contro il dollaro.
La valuta russa sale del 2,55% contro il dollaro a 66,751 dopo aver toccato 68,375, top da giugno 2020 e avanza della medesima percentuale rispetto all’euro a 70,227 dopo aver raggiunto 71,91, massimo da febbraio 2020. Dunque il rublo, che è precipitato al minimo storico di 150 per un dollaro due settimane dopo l’inizio dell’invasione dell'Ucraina, si rafforza nonostante l’incremento sensibile dell’inflazione e le sanzioni contro Mosca.
Le autorità russe hanno imposto alle aziende orientate all’esportazione di convertire l’80% di tutte le entrate in rubli a tassi denominati nel mercato interno dalla borsa di Mosca, mentre gli investitori stranieri non possono uscire dalle loro posizioni azionarie al Moex (l’indice azionario russo con sede a Mosca, nella Borsa di Moscow Exchange, che basa tutto il suo valore su petrolio, gas e minerali).
Sul fronte della politica monetaria, il tasso di riferimento fissato dalla la Banca centrale russa è del 14% (inferiore pertanto alla risposta all’emergenza della Banca che ha portato il tasso al 20%), ma comunque superiore di 450 punti base rispetto ai livelli pre-invasione.