Il nuovo Piano Marshall. La svolta per l’Italia. Un fiume di denaro. Giustamente, è stato da molti apostrofata così la conclusione delle trattative (nel 2021) del governo italiano con l’Ue per i fondi legati al Recovery Fund. L’Italia, come noto, è di gran lunga il Paese maggior beneficiario in ambito comunitario (la cifra in termini assoluti è pari a 191,5 miliardi di euro), ed è anche l’unico Stato che ha scelto di richiedere tutti i fondi che gli spettano. La Spagna è il secondo paese per dimensione del piano, e ha deciso di richiedere solo sovvenzioni per un totale di 69,5 mld. Lo stesso hanno fatto Germania e Francia, che riceveranno, rispettivamente, 25,6 e 39,4 mld.
Ora che emergono difficoltà evidenti da parte dell’Italia nel riuscire a spendere questa montagna di soldi, anche la generosità dell’Ue nei confronti di Roma assume un altro connotato: a Bruxelles probabilmente sapevano che per il nostro Paese sarebbe stato difficile riuscire a mettere a terra tutti quei fondi. L’Italia infatti investe mediamente circa 20 miliardi di euro attraverso il settore pubblico. Riuscire dunque a spendere quasi 200 mld in 5-6 anni è effettivamente una ‘mission impossible’.
Anche perché tre fattori su tutti non stanno per così dire aiutando: il fatto di aver concentrato le risorse in tanti, troppi, piccoli progetti; di aver affidato quest’ultimi in buona parte a enti locali sprovvisti delle necessarie risorse umane e strumentali; e di aver pensato di risolvere il problema con contratti consulenziali a termine.
E qui si stanno soltanto considerando gli aspetti quantitativi. Nel senso che anche qualora i fondi fossero tutti utilizzati occorrerà verificare la qualità dei progetti ultimati e la loro effettiva utilità. Vengono in mente due casi: quelli degli stadi di Firenze (amministrata dal centro-sinistra) e Venezia (che ha una giunta di centro-destra). Non si capisce perché debbano essere pagati con i fondi pubblici anziché dalle società di calcio. Speriamo siano solo rigurgiti di qualche commedia all’italiana. Sipario.