Recovery Fund, intesa storica. Vince l’asse Parigi-Berlino

Certo, come in tutte le trattative qualcosa si lascia per arrivare a un’intesa. I detrattori dell’Ue possono evidenziare che il fondo perduto è diminuito (per l’Italia poco meno di 4 miliardi), che i rimborsi a Danimarca, Germania, Olanda, Austria e Svezia sono aumentati, che la governance non è affidata alla Commissione bensì al Consiglio. Ma i medesimi detrattori non possono negare che approvando il Recovery Fund l’Ue ha fatto un importante passo in avanti: ha accettato di mutualizzare il debito dei singoli paesi.

Recovery Fund, intesa storica. Vince l’asse Parigi-Berlino

Può essere un primo passo importante verso l’Unione fiscale oltreché monetaria.

Non si vuole qui dipingere un quadro solo a tinte rosa. È infatti vero che le estenuanti trattative di questi giorni hanno lasciato capire che gli Stati Uniti d’Europa restano, per ora, un miraggio.

Qualcuno puo’ tuttavia negare che fino a poche settimane fa era assolutamente impensabile immaginare che i paesi europei potessero convenire su un progetto di mutualizzazione del debito?

E per un paese come l’Italia, che ha un debito pubblico mostruoso, è una svolta epocale visto che il Recovery Fund non andrà a gonfiare ulteriormente il nostro debito. Sintetizza efficacemente, e con la consueta ironia, la situazione il Manifesto titolando “affondo perduto” ed evidenziando che le velleità dei frugali sono state in buona parte neutralizzate.

È innegabile che il premier puo’ lecitamente sostenere di aver vinto un’importante battaglia, ma se di vittoria si vuole parlare la medaglietta va assegnata ad Angela Merkel e Emmanuel Macron, che hanno il merito di essere stati i primi a proporre con coraggio il Fondo da 750 mld, prevedendone 500 a fondo perduto.

Ma è anche una vittoria per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Adesso sta a noi, italiani, dimostrare di saper spendere quel fiume di denaro che entrerà nella casse statali.

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