Ma gli interessi economici in ballo sono troppo alti, a cominciare da quelli dell’Eni, per immaginare uno stop alle relazioni diplomatiche.
Fermo restando l’importanza dell’economia, questo lato subumano delle nostre società (rappresentato in modo plastico dalla morte di Regeni) è comunque inaccettabile. E lo è ancora di più nella misura in cui i paesi ‘occidentali’ continuano a sostenere indirettamente regimi dittatoriali in molti paesi poveri e meno poveri, ma comunque ricchi di risorse minerarie ed energetiche. E pur di estrarle, alle multinazionali occidentali può sembrare un ticket accettabile pagare qualche tangente ai potentati locali.
Ecco allora che in tal senso la morte del ricercatore italiano è anche colpa nostra. E se l’economia non si può fermare, allora va cambiata. Quantomeno non è più sostenibile continuare a usurpare il mondo delle proprie risorse, solo foraggiando il potente di turno. Questo ci insegna la morte di Giulio. E se non possiamo onorare la sua memoria con un degno processo, questo resta un messaggio importante da non dimenticare.
In realtà, Il Cairo ha spiegato che un processo sarà fatto. Ma a un gruppetto di criminali comuni. Il danno e poi la beffa.