“Quando metti una donna in una carica molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta. Un imprenditore investe tempo e denaro e se ti viene a mancare è un problema, quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini perché...”. La stilista Elisabetta Franchi dice la sua sul rapporto donne-lavoro.
“Oggi le donne le ho messe (nella sua azienda, ndr) ma sono anta, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa e lavorano h24, questo è importante”, spiega l’imprenditrice emiliana.
Poche ore dopo è giunta l’immancabile ritrattazione. Su Instagram Franchi precisa: “L’80% della mia azienda sono quote rosa di cui: il 75% giovani donne impiegate e il 5% dirigenti e manager donne”. Una replica tuttavia che, come spesso accade in questi casi, anziché risolvere il problema lo aggrava. La stilista infatti omette di dire che il 5% è, per sua stessa ammissione inziale in cui si fa riferimento alle posizioni apicali, costituito da donne oltre i 40 anni.
L’infelice, per non dire becera, uscita di Franchi rivela due aspetti tra loro interconnessi: l’importanza di poter puntare su una classe imprenditoriale all’altezza (dal punto di vista dell’innovazione e della modernità in senso generale) e l’arretratezza strutturale del nostro paese, a cominciare dalla classe dirigente e politica, sul tema nevralgico della conciliazione tra tempo privato (familiare) e quello professionale.