Molti biocarburanti sono prodotti usando grassi animali; è per questo che sono definiti bio. Ma è possibile affermare che siano ecologici e sostenibili?
Secondo l’ultimo studio dell’organizzazione Transport & environment (T&E), per un singolo volo tra Parigi e New York, alimentato completamente a biocarburanti, sarà necessaria la morte di quasi 9 mila maiali. E l’Italia, ad oggi, è il principale utilizzatore di biocarburanti da grassi animali.
L’utilizzo di questo tipi di carburanti si è fatto strada per rispondere alla necessità di ridurre le emissioni di carbonio dei trasporti, ma rischia di non portare a nulla se si considerano le emissioni prodotte dagli allevamenti intensivi che saranno necessari per sostituire i carburanti tradizionali con quelli biodiesel.
I residui animali grassi sono infatti già scarsi, perché già usati nell’industria dell’alimentazione animale, dei saponi e della cosmesi, anche se circa la metà di tutti i grassi animali europei è oggi destinata ai biodiesel. Ma, secondo T&E, entro il 2030 la richiesta di grasso per i biocarburanti potrebbe triplicare, innescando una competizione tra settori e richiedendo la costruzione di nuovi allevamenti intensivi, così da rendere di fatto inutile il passaggio ai biocarburanti.
In tal senso, la strategia italiana di puntare sui biocarburanti come soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti appare fallace. Si dovrebbe piuttosto puntare all’integrazione di soluzioni alternative, come il recupero di oli esausti o altri prodotti di origine vegetale meno impattanti.