Il Consiglio dei ministri Ue dell’Ambiente ha annunciato nella notte fra martedì e mercoledì di aver raggiunto l’intesa sul pacchetto di misure green ‘Fit for 55’ per il clima che prevede tra l’altro la riduzione del 100% delle emissioni di CO2 entro il 2035 per auto e furgoni nuovi, quindi lo stop alla vendita di vetture a benzina e diesel entro quella data.
Resta sullo sfondo la proposta della Germania, che in precedenza aveva chiesto un emendamento alla direttiva per mettere fine alla vendita di veicoli a benzina e diesel in Europa, chiedendo però che dal 2035 vengano immatricolati soltanto veicoli “che utilizzano combustibili climaticamente neutri”.
Secondo il governo tedesco questa strada è ancora percorribile: la Commissione europea starebbe infatti lavorando a una proposta per includere le auto alimentate a combustibili ecologici a partire dal 2035.
Sulla proposta di compromesso tedesca era d’accordo anche l’Italia, il Paese che insieme a Slovacchia, Portogallo, Bulgaria e Romania si era espressa a favore dell’idea di posticipare al 2040 il bando alle auto a combustione interna.
Ma qual è l’impatto delle auto a benzina e diesel sulle emissioni di CO2?
Secondo, ad esempio, i dati 2019 forniti dall’Agenzia europea per l’ambiente, il settore dei trasporti privati è quello che ha generato la quota maggiore di emissioni nell’Ue (105 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, pari al 24% del totale). In altre parole, ogni quattro grammi di gas serra che finisce in atmosfera, uno proviene da un tubo di scappamento.
Si tratta, tuttavia, di un dato in contrazione. Dopo essere cresciute fino alla metà degli anni Duemila, le emissioni di gas climalteranti dovute al trasporto privato hanno iniziato a ridursi, fin quasi ai livelli dei primi anni ‘90 del secolo scorso.