Volkswagen è stata condannata a pagare una multa da 1 miliardo di euro, inflitta dalla procura di Braunschweig, città della Germania centrale non lontano dal quartier generale del Gruppo a Wolfsburg. VW ha detto che “accetta la sanzione, riconosce le proprie responsabilità e rinuncia al ricorso”.
Secondo i risultati delle indagini della procura tedesca, dalla metà del 2007 fino al 2015, sono state vendute e messe in circolazione un totale di 10,7 milioni di veicoli diesel dotati di un software illegale.
La notizia dello scandalo delle emissioni è iniziata tre anni fa. Era il mese di settembre del 2015 quando i ricercatori statunitensi scoprono che su milioni di auto diesel Volkswagen era stato installato un dispositivo taroccato per fare in modo che le auto rispettassero i limiti previsti dalle normative.
È, poi, emerso che altre case automobilistiche tedesche (praticamente tutte tranne Opel) avevano impiegato un software simile per manipolare i test sui loro motori alimentati a gasolio, soprattutto al fine di superare gli standard statunitensi particolarmente rigidi per le emissioni di ossidi di azoto.
Da allora l’azienda sembra essersi smarrita in un labirinto e non trova più la via d’uscita. Oltre alle vicissitudini domestiche, Volkswagen è sotto indagine in altri 19 altri paesi tra i quali Stati Uniti, Canada, India, Brasile, Cina e Australia. Dall’inizio dello scandalo, VW ha già speso, solo negli Stati Uniti, oltre 7,4 miliardi di dollari per riacquistare circa 350 mila veicoli fino a metà febbraio. Aumentano, giorno dopo giorno, le auto richiamate, le azioni giudiziarie, il danno all’immagine e le dimissioni di alti dirigenti. E non si intravede una fine.