La lunga attesa è finita: Xi Jinping è a Mosca. Il presidente cinese si è fatto precedere da articoli sulla stampa russa in cui avverte che nessun Paese può dettare l’ordine mondiale. Vladimir Putin, da parte sua, ha dichiarato che Mosca e Pechino “stanno combattendo minacce comuni”.
“Siamo leggermente invidiosi del rapido sviluppo della Cina", ha detto il presidente russo accogliendo il suo omologo cinese al Cremlino aggiungendo che “guardiamo con interesse alle proposte della Cina per risolvere la crisi in Ucraina”.
“La Cina è pronta, insieme con la Russia, a salvaguardare l’ordine mondiale basato sul diritto internazionale. La Cina e la Russia hanno relazioni di buon vicinato e sono reciprocamente partner affidabili”, ha spiegato Xi.
“Negli ultimi dieci anni, i nostri due paesi hanno consolidato e ampliato le relazioni bilaterali sulla base della non alleanza”. La sottolineatura dell’assenza di una alleanza tra le due potenze euroasiatiche da parte di Xi appare come una frecciata agli Stati Uniti, che da tempo guidano un sistema internazionale unipolare con l’impiego della violenza o della minaccia del suo esercizio.
Quando Xi fa riferimento ai “benefici tangibili alle popolazioni dei nostri due paesi” e di “importanti contributi allo sviluppo e al progresso del mondo”, sembra proporre – forte dei recenti successi diplomatici nella normalizzazione dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita - un modello cinese per il pianeta alternativo a quello politico-militare degli Stati Uniti.
Questo attivismo di Pechino non è ben visto dalle parti di Washington: il timore è che la Repubblica Popolare possa proporsi come mediatore e pacificatore anche nel Vecchio Continente, non solo nello strategico Medio Oriente.