Il Gruppo dei 77 paesi in via di sviluppo ha chiesto un nuovo ordine globale in un vertice di due giorni a L’Avana (Cuba), conclusosi sabato (16 settembre). Il G77 – che oggi conta 134 Stati membri - è stato fondato nel 1964 per promuovere gli interessi economici collettivi del Sud del mondo. “Dopo tutto questo tempo in cui il Nord ha organizzato il mondo secondo i suoi interessi, tocca ora al Sud cambiare le regole del gioco”, ha detto il presidente cubano Miguel Diaz-Canel, che attualmente presiede l’organizzazione.
Secondo Diaz-Canel, i paesi in via di sviluppo (PVS) sono le principali vittime di “una crisi multidimensionale” nel mondo attuale, che va dal “commercio ineguale” al riscaldamento globale. “Paesi intrappolati in un groviglio di crisi globali”, ha aggiunto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che punta l’indice contro il cambiamento climatico e i debiti pubblici domestici verso l’estero. Poi conclude: “Il mondo sta deludendo le nazioni in via di sviluppo”.
Al vertice hanno partecipato numerosi leader latinoamericani, tra cui il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, Nicolas Maduro (Venezuela), Gustavo Petro (Colombia) e Alberto Fernandez (Argentina). Tra gli altri leader mondiali presenti, figurano il presidente dell’Angola Joao Lourenco, il presidente del Mozambico Filipe Nyusi e il leader dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas.
E la Cina? Risulta come membro del blocco, ma dichiara di non essere un membro del G77 anche se sostiene la missione dell’organizzazione. A rappresentare Pechino c’era Li Xi, membro del Comitato centrale del Partito comunista: a suo dire “la Cina farà sempre della cooperazione Sud-Sud una priorità” nei suoi rapporti con il mondo esterno.
