Il Parlamento dell’Ungheria ha ratificato l’adesione della Svezia alla Nato, che dunque diviene trentaduesimo membro del Patto. Il Paese guidato da Orban, infatti, era rimasto l’unico Stato a non aver dato l’ok alla sua adesione, dopo la Turchia, che l’ha ratificata a gennaio scorso.
Negli ultimi decenni, Stoccolma aveva rafforzato la cooperazione con l’Alleanza Atlantica e conformato a essa i propri standard militari. La richiesta formale di accesso è avvenuta dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Con l’ingresso del paese scandinavo nella Nato, il Mar Baltico si trasforma definitivamente in un “lago atlantico”, aggiungendo pressione su San Pietroburgo e Kaliningrad.
L’ingresso della Svezia, che spende per la difesa il 2 per cento del Pil, conferma la tendenza dell’Alleanza a spostare il proprio baricentro verso l’Europa orientale e settentrionale.
Cioè tra quegli Stati che vedono nella Federazione Russa una minaccia esistenziale e sono quindi disposti a investire nelle proprie Forze armate.
Il che fa aumentare in termini sia relativi che assoluti la spesa complessiva destinata dall’Alleanza atlantica alla difesa. Ma, avvicinandosi sempre più ai confini rivali, così facendo la Nato riduce o aumenta i propri rischi geopolitici?
La voce di quoted
La Nato è un’alleanza militare che comprende ad oggi ventotto paesi europei e tre extra europei (Canada, Stati Uniti e Turchia). Nel 1949, anno in cui è stata fondata, i paesi che ne facevano parte erano 12: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti. Negli anni si è, tuttavia, progressivamente espansa. Il maggiore incremento si è verificato nel 2004, anno in cui sono entrati a far parte della Nato 7 nuovi membri: in particolare, i tre paesi baltici, oltre a Bulgaria, Slovacchia, Slovenia e Romania.