Dopo tutto una donna è a capo del Fondo Monetario Internazionale, la francese Christine Lagarde, perché mai un’altra donna non potrebbe essere sulla poltrona più importante della Banca Mondiale? Il mondo e l’economia hanno certamente bisogno del contributo femminile. Ma questo discorso può valere anche se parliamo di Ivanka Trump? Quella che agli occhi di qualcuno può apparire come una provocazione potrebbe, invece, diventare presto realtà: la figlia del presidente Usa, che attualmente è consigliere alla Casa Bianca, alla guida della World Bank. A sostenerlo è il Financial Times.
Il quotidiano britannico elenca tra i possibili candidati anche David Malpass, un alto funzionario del Tesoro, l'ex ambasciatore statunitense all'Onu, Nikki Haley, e Mark Green, presidente dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid).
Jim Yong Kim, 59 anni, che ha presieduto la Banca Mondiale per sei anni, ha annunciato a sorpresa lo scorso 7 gennaio le proprie dimissioni, operative dal primo febbraio, per unirsi al fondo di investimento Global Infrastructure Partners, che realizza grandi opere soprattuto nelle economie emergenti. Ma sono proprio quest'ultime a contrastare quella consuetudine (restata in voga per decenni) che gli Stati Uniti vorrebbero ripristinare: un americano alla Banca Mondiale e un europeo all'Fmi.
I candidati alla presidenza della World Bank dovranno presentare il loro fascicolo tra il 7 febbraio e il 14 marzo, ha annunciato l'istituzione internazionale, specificando che la nomina del nuovo presidente avverrà prima delle riunioni di primavera che si terranno nella settimana dell'8 aprile.