Trump ha descritto il colloquio a Osaka come “un incontro molto buono, direi persino eccellente”, seppure non sia stato messo sul tavolo alcun calendario. Poco è stato reso noto su ciò che è stato concordato, ma l’americano ha confermato di essersi impegnato a non imporre nuovi dazi sulle esportazioni di Pechino e che entrambi sono d’accordo a continuare il dialogo.
“Non aggiungeremo altri dazi, lavoreremo con la Cina sul punto a cui siamo rimasti per vedere se possiamo trovare un accordo - ha detto Trump - continueremo a negoziare”. Prima dell’incontro, gli esperti avevano annunciato che un accordo era improbabile, mentre era prevedibile una tregua per evitare le reciproche ritorsioni. I colloqui erano stati bruscamente interrotti a maggio e Washington aveva minacciato d’imporre nuove tasse alle importazioni, che avrebbero colpito in toto 500 miliardi di dollari in beni cinesi comprati ogni anno dagli Usa. Prospettiva che ora sembra allontanarsi.
Nella dichiarazione finale, i leader del G20 hanno sottolineato che “le tensioni commerciali e geopolitiche si sono intensificate”, riprendendo il freddo linguaggio usato in precedenza dai loro ministri delle Finanze: nessuna condanna del protezionismo, come era stato marchio per il G20 ma di cui Trump non vuole sentir parlare. Tra Usa e Cina intanto le divergenze sono profonde: i primi vogliono ridurre il loro deficit commerciale, la seconda non vuole rinunciare alle proprie ambizioni tecnologiche.