L’anno nuovo si apre come si è chiuso quello della pandemia. Gli americani possono fare quello che vogliono contro l’Iran e gli israeliani anche tutto quello che gli altri non possono mai fare: andare contro ogni legge internazionale. Una sintesi del doppio standard che, in negativo, si applica a iraniani, palestinesi, curdi, libanesi, iracheni, yemeniti, e a tutti coloro che in genere non intendono obbedire. Questi popoli, al massimo, possono ottenere “concessioni” ma non sono titolari di “diritti”. Il Patto di Abramo ha sancito questo stato delle cose. Più che una stabilizzazione è un salto in avanti verso nuove cancellazioni dei diritti dei popoli.
Nel mezzo stanno Erdogan e Putin: il primo funzionale al secondo. Non soltanto perché il Sultano della Nato si contrappone a Mosca e allo stesso tempo tratta con la Russia in Libia e in Siria ma anche perché serve agli Stati Uniti a contenere l’influenza russa, come testimonia la guerra del Nagorno-Karabakh contro gli armeni sostenuta dai turchi e dalle armi israeliane.
L’uscita degli Usa dall’accordo sul nucleare con l’Iran siglato nel 2015, che aveva fatto infuriare Israele e gettato nel panico l’Arabia saudita e le monarchie del Golfo, ha messo Trump nella condizione di fissare nuove regole: le monarchie dovevano pagare “cash” e con acquisti di armi americane la protezione Usa aggiungendo al conto la normalizzazione con Israele, venduta agli arabi dei petrodollari come una questione di sopravvivenza di fronte alla vera o presunta minaccia dell’Iran.
Il nuovo anno già somiglia molto, troppo, a quello appena trascorso.