L’assenza di Vladimir Putin e Xi Jinping è indicativa. È lì a sottolineare la scarsa attenzione all’iniziativa italiana del G20 del 12 ottobre che Mosca e Pechino vorrebbero limitare alle sole questioni economiche.
“C’è aria di carità pelosa e di qualche altro futuro fallimento geopolitico nel G-20 convocato martedì a Roma – spiega Alberto Negri -. Oltre che un sentore consistente di diplomazie doppie o triple più che di multilateralismo di facciata. Carità pelosa perché il miliardo dell’Ue per l’Afghanistan è destinato più che altro a tenere lontani gli afgani dall’Europa”.
E una nuova minaccia (finanziaria) si scorge all’orizzonte per Bruxelles. Erdogan ha dichiarato che non può accogliere altri profughi. Tradotto, il leader turco vuole altri soldi.
“Ma sulla pelle degli afghani si gioca una partita più ampia, di cui gli aiuti sono una parte importante – aggiunge Negri -. Ai talebani l’Occidente rimprovera di non avere tenuto fede alle, per altro vaghe, promesse di rispettare i diritti umani e delle donne. In realtà la prima preoccupazione degli occidentali, ma anche della Cina, della Russia e delle potenze regionali come Pakistan e Iran, non sono i diritti umani ma la sicurezza.”
Intanto la Russia ha già fatto la sua contromossa: convocare un vertice a Mosca il 20 ottobre con la partecipazione dei talebani allargato a Iran, Pakistan e India. Vladimir Putin e Xi Jinping intendono condurre una diplomazia parallela a quella statunitense sull’Afghanistan, un capitolo importante al momento ma non tanto quanto la contrapposizione tra Pechino e Washington nel Pacifico aumentata ancora di più con le tensioni su Taiwan.
“La decisione del Cremlino di invitare a Mosca i rappresentanti dei talebani lancia comunque un messaggio forte all’Occidente – conclude Negri -. Avviene nel contesto della competizione tra i due modelli, quello delle cosiddette democrazie liberali e quello tipicamente più “pragmatico” dei Paesi più autocratici.”