Il conto alla rovescia è cominciato, mettendo l’Europa davanti al più grave rischio di escalation bellica degli ultimi settant’anni. Tra tre settimane lo schieramento russo sarà completato e pienamente operativo per scatenare un’offensiva.
La Russia, che sta occupando il paese satellite retto da Alexander Lukashenko nella cornice della dottrina militare congiunta, adottata il 4 novembre 2021 dai due presidenti, sta trasferendo in Bielorussia una quantità imprecisata di mezzi militari pesanti. A preoccupare l’Ucraina è in particolare la massiccia concentrazione di apparecchiatura militare a Homel’, a soli 250 chilometri dalla capitale Kiev.
Le probabilità di aggressione russa stanno dunque aumentando. Secondo la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, l’attacco all’Ucraina può avvenire “da ogni direzione e in qualsiasi momento”. A corroborare questo timore è il dispiegamento accertato di 36 Iskander-M nelle vicinanze del confine ucraino.
I famigerati sistemi missilistici terra-terra a raggio intermedio (più di 500 km) e dotati di capacità nucleare potrebbero colpire le principali infrastrutture del vasto paese ex-sovietico e bersagliare i caccia avversari direttamente nelle basi aeree prima ancora che si alzino in volo.
L’eventuale dispiegamento di tali batterie lungo il confine meridionale della Bielorussia esporrebbe tutto il suolo ucraino all’offensiva della Federazione che a quel punto potrebbe attendere un passo falso di Kiev.
Un’Ucraina ormai accerchiata e innervosita potrebbe rendersi protagonista di un incidente militare o politico tale da giustificare la prossima mossa del Cremlino.