“Bisogna essere in due per ballare il tango”. E' la chiusura di un editoriale sul China Daily, l'ennesimo in questo scorcio di giugno, che invita gli Stati Uniti d'America ad avere un atteggiamento più dialogante e, perché no, ad accettare addirittura un invito al ballo. Dialogo e ballo naturalmente intorno alla questione caldissima tra le due superpotenze: i dazi commerciali. E se l'invito arriva dal China Daily, testata di news con confezione dell'alta sartoria britannica proprio per una maggiore comunicabilità con il pubblico anglofono, ma molto vicina ai piani alti della nomenklatura cinese, vuol dire che quel messaggio ha il peso di un comunicato del ministero degli esteri.
Pechino ha pubblicato domenica 2 giugno, e diffuso sempre sul China Daily oltre ad altre piattaforme, un “libro bianco” che attribuiva agli Usa, e al suo continuo cambio di richieste, la volontà di far fallire i negoziati sul commercio, negoziati infruttuosi se non del tutto fermi da un mese circa.
Washington respinse immediatemente al mittente le accuse del libro bianco, controaccusando i cinesi di deliberata inottemperanza degli impegni presi e di aver di fatto stracciato un accordo faticosamente raggiunto di 150 pagine. E, dato che nel frattempo è intercorsa la ricorrenza della strage di Tienanmen, i comunicati Usa hanno anche attaccato la Cina sul mancato rispetto dei diritti umani e richiesto la libertà degli oppositori in stato di detenzione.
Tutte mosse “deviatorie” le definisce la seconda potenza al mondo, “mai come in questo periodo i diritti umani sono rispettati in Cina”. E, tornando sul tema dazi, il libro bianco ha ricordato come i dazi non hanno per niente “fatto grande l'America” come aveva promesso Trump nell'annunciarli, ma semmai l'hanno danneggiata “perchè sono saliti i costi della produzione e i prezzi al consumo, minacciando la ripresa Usa”.
E ora, il 4 giugno, il nuovo editoriale del China Daily. “Questa corsa al rimpallo d'accuse a chi per primo ha fatto fallire i negoziati è inutile e controproducente” – si legge - “Lo scambio di stoccate sta infatti avvelenando il clima e contagiando anche aree d'interesse reciproco non commerciali. Se continuerà così, le contrapposizioni si cristallizzeranno e sarà difficile tornare al tavolo del negoziato”, figurarsi affacciarsi in una sala da tango.