Sebbene gli Stati Uniti abbiano imposto un nuovo round di sanzioni - in seguito al ritiro di Washington dal "Joint Comprehensive Plan of Action" - contro il settore energetico e bancario iraniano, Washington ha “concesso” deroghe ad alcuni paesi (Grecia, India, Italia, Cina, Taiwan, Turchia, Corea del Sud e Giappone), così da potergli consentire di acquistare petrolio iraniano.
Ma si tratta solo di un posticipo: le deroghe valgono per sei mesi. E per questo motivo alcuni paesi si stanno muovendo. Il quotidiano "Business Standard" riporta che l'India ha firmato un accordo con l'Iran per pagare il petrolio nella valuta nazionale anziché in dollari.
In realtà il memorandum d'intesa tra i due paesi sulla volontà di abbandonare il dollaro come valuta di riferimento nel commercio petrolifero è stato firmato il 5 novembre 2018. Lo stesso giorno in cui gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro l'Iran. È da notare che nella stessa frenetica giornata, Washington aveva rilasciato deroghe temporanee a otto Paesi, tra i quali appunto l'India che è il secondo maggiore importatore di greggio iraniano preceduto solo dalla Cina. Tuttavia, New Delhi ha comunque ridotto la quantità di petrolio importato da Teheran da 452 mila a 300 mila barili al giorno.
La decisione presa con l’Iran non è un caso isolato. Il Governo di Narendra Modi ha siglato nei giorni scorsi un'intesa anche con gli Emirati Arabi per effettuare la contabilizzazione e la monetizzazione delle transazioni commerciali nelle valute nazionali, il dirham e la rupia, senza ricorrere al dollaro statunitense. Lo ha segnalato nei giorni scorsi “Arabian Business”. I due Paesi, che nel 2017 hanno avuto un giro d’affari pari a 52 mld di dollari, avrebbero siglato uno swap valutario tra 1,8 mld di dirham degli Emirati Arabi e 35 mld di rupie indiane (equivalente a circa 500 mln di dollari). Secondo le previsioni, l’intesa consentirà ai due Paesi di non dipendere dalle fluttuazioni dei tassi di cambio.
La valuta statunitense resta il principale mezzo di pagamento a livello globale, ma la tendenza alla de-dollarizzazione del mondo non sembra arrestarsi. Trump lo avrà messo in conto quando ha innescato la guerra commerciale?