Il 21 marzo, a Kigali, in Ruanda, i capi di stato dell'Unione Africana hanno firmato l'accordo che istituisce l'Area di libero scambio continentale (Cfta). Nasce la più grande area di libero scambio al mondo, dall'istituzione dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
Coinvolgerà, infatti, 44 paesi e un miliardo e duecento milioni di persone, per un Pil complessivo che si avvicina ai 3 mila miliardi di dollari. Un successo, raggiunto dopo ben tre anni di negoziato: le prime discussioni datano infatti al 2015.
Ma non è un grande successo. Perché mancano 11 stati africani, e soprattutto le due maggiori economie del continente, Nigeria e Sud Africa. Non è chiaro il perché della loro scelta di esclusione ma molti analisti ritengono che questi due ultimi paesi, dopo una fase di consultazioni interne aderiranno alla Cfta.
Un’area di libero scambio il cui obbiettivo è superare l’endemica frammentazione degli scambi interni che, con dazi, e ancor di più, barriere non tariffarie ha tremendamente ostacolato il commercio intra-continentale.
Neanche le quattro sub-zone di mercato comune create finora, a ovest, nel sud, nel sud-est, a est, sono mai riuscite a funzionare bene: tanto che tutti i singoli paesi africani preferiscono commerciare direttamente con l’Asia. Fino a oggi. O meglio fino all'attivazione vera a propria della nuova area di libero scambio continentale, prevista entro 18 mesi.