Angela Merkel, Emmanuel Macron e Theresa May si sentono al telefono e, poi, avvertono Trump: "Gli Usa non impongano dazi alle merci importate dall'Ue o altrimenti saremo costretti a difendere i nostri interessi nel quadro delle regole del commercio multilaterale", ha riferito un portavoce tedesco citato dai media internazionali. In realtà la partita in questo momento si gioca in contemporanea su due campi: oltre al commercio è l’Iran al centro dell’attenzione.
Londra-Parigi-Berlino sostengono l'accordo con il governo di Teheran. È dal loro punto di vista il modo più efficace per impedire al paese di sviluppare armi nucleari. C’è anche da registrare la dichiarazione del presidente iraniano, Hassan Rohani, che ha detto a Macron che l'accordo internazionale sul nucleare del 2015 "non è negoziabile in alcun modo".
Il nodo principale verrà sciolto entro il 12 maggio. Trump deve decidere se ritirare o meno gli Stati Uniti dall'intesa. Macron gli ha proposto di preservare l'accordo, con la promessa che diventerà il primo dei "quattro pilastri" fondanti di un nuovo testo. Gli altri "pilastri" si riferiscono al post-2025, quando scadranno alcune clausole riguardanti le attività nucleari, ma anche ai controversi missili balistici di Teheran e al suo ruolo considerato "destabilizzante" nella regione.
Impostazione, quest’ultima, condivisa in parte anche dall’Arabia Saudita. Il ministro degli Esteri, Adel al-Jubeir, ha spiegato che il suo paese vuole un accordo nucleare più severo con l'Iran e ulteriori sanzioni contro Teheran, il suo principale rivale nella regione, per "le violazioni delle decisioni internazionali sui missili, il sostegno al terrorismo e l’interferenza negli affari dei paesi della regione".